immobile
Nel corso degli oltre trent’anni trascorsi dell’acquisizione di palazzo Chigi, soprattutto nell’ultimo decennio del secolo scorso, sono stati eseguiti lavori di restauro strutturale, architettonico e funzionale dell’immobile, che hanno reso possibile la sua completa fruibilità.
Tra il 1990 e il 1992 vennero attuati radicali lavori di adeguamento statico della fabbrica, impresa Venturini, che versava in pessime condizioni, con rifacimento e consolidamento totale di tutte le coperture e delle murature, scongiurando il pericolo di crolli che eventi sismici avrebbero potuto causare. I criteri dell’intervento sono stati eminentemente conservativi, adottando materiali tradizionali secondo il principio del “costruire a regola d’arte”, evitando il cemento armato e limitando l’uso di quelle tecnologie contemporanee invasive, risultate incompatibili con le antiche strutture.
affreschi e arredi
Dal 1990 ad oggi si sono susseguiti interventi di restauro su dipinti, arredi e materiale grafico, curati dal laboratorio della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma e del Lazio, dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR, già Istituto Centrale del Restauro) e soprattutto con interventi diretti tramite economie del palazzo e sponsorizzazioni.
Tra il 2004 e il 2005 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio del Lazio ha eseguito il restauro delle pitture murarie di Giuseppe Cades nella “Stanza dell’Ariosto”, uno dei capolavori del ‘700 romano.
Nel 2013 la stessa Soprintendenza è intervenuta nella “Stanza dei Paesaggi” e nella “Stanza delle Grottesche”, facenti parte dell’appartamento neoclassico al piano nobile, danneggiate nel 1944 per il crollo del Ponte Monumentale durante l’ultimo conflitto mondiale.