ARTE E TERRITORIO

ARTE E TERRITORIO

ARTE E TERRITORIO: RISPONDE FRANCESCO PETRUCCI, DIRETTORE DEL MUSEO DEL BAROCCO DI PALAZZO CHIGI DI ARICCIA

Architetto Petrucci, lei, tra i vari titoli e incarichi che ricopre, è anche Direttore del Museo del Barocco presso Palazzo Chigi ad Ariccia. Come vive il Museo ai tempi del Covid?

In conseguenza delle altalenanti disposizioni nazionali relative alla fruizione di musei, abbiamo avuto aperture e chiusure intermittenti.

Tuttavia nell’oltre un anno trascorso dall’inizio della Pandemia, ci siamo dedicati alla valorizzazione, abbiamo portato avanti restauri e riallestimenti, abbiamo lavorato sull’inventario e sul catalogo, prodotto varie pubblicazioni, anche online.

Il periodo più lungo di apertura è stato tra giugno e ottobre 2020, tanto che è stato possibile non solo aprire il Parco, chiuso al pubblico da anni, con l’aiuto di volontari che ne hanno curato la manutenzione, ma inaugurare in autunno anche due mostre. La prima avente come tema La Luce del Barocco, finanziata da Acea, e l’altra dedicata al maggiore artista armeno contemporaneo, Arman Sarkissian, sostenuta dall’ambasciata italiana in Armenia, che tuttavia, purtroppo, sono state visitabili solo un mese dopo le chiusure generalizzate di novembre 2020.

Abbiamo dovuto modificare i criteri di fruizione di palazzo e parco, evitando le visite guidate per problemi di assembramento, predisponendo a tal fine pannelli didattici per ogni sala, in italiano e inglese, con fruizione diretta, senza orari prestabiliti. Sono stati predisposti schermi di protezione in plexiglass, ove necessario, e adottati tutti gli accorgimenti possibili. Insomma ci siamo accollati delle spese, tenendo conto delle indicazioni fornite dal Ministero dei Beni Culturali…

A mio avviso i musei, allestiti spesso in palazzi storici con ampie sale e pochi fruitori, peraltro in movimento, sarebbero in luoghi più sicuri in questa situazione pandemica. Non a caso negli Stati Uniti, ove è in corso la mostra itinerante Bernini e il Barocco romano. Opere da Palazzo Chigi in Ariccia, i musei sono rimasti aperti…

Credo sia stata una scelta miope e poco efficace per la diffusione del contagio chiudere i musei, mancando peraltro, anche in quelli più noti, l’afflusso di turisti per le note chiusure internazionali…

Il Barocco Romano ce lo può descrivere? È presente il tema della Natura?

L’arte Barocca, tipica delle espressioni artistiche del XVII e parte del XVIII secolo, è finalizzata alla comunicazione di massa, indirizzata a coinvolgere, attraverso un linguaggio semplice e di forte impatto emotivo, il popolo sui grandi temi spirituali e morali del Cattolicesimo.
Bernini viene considerato il padre putativo del Barocco romano, che tuttavia vede partecipi enormi personalità come Borromini, Pietro da Cortona, Poussin, Lorrain, Salvator Rosa, Baciccio, Maratta, Andrea Pozzo e tanti altri.

Bernini cerca di portare la natura nella città, all’interno dei palazzi e delle chiese, naturalizzando l’architettura e architettando la natura: vedi la Fontana dei Fiumi di piazza Navona o la Fontana di Trevi, che, pur realizzata nel ‘700 da Nicola Salvi, porta alle estreme conseguenze le idee berniniane sul rapporto tra Natura e opera dell’Uomo.

Il Parco Chigi di Ariccia, nei Castelli Romani, sui cui hanno lavorato Bernini e il suo allievo Carlo Fontana, esprime il concetto preromantico e il gusto naturalistico del Barocco berniniano, quale premessa al Giardino paesistico del ‘700, come rispetto della Natura ed esaltazione delle sue potenzialità. Ma ci sarebbero molti esempi da fare…

L’influsso dell’arte barocca nei Castelli Romani?

Il Barocco è la forma artistica prevalente nei Castelli Romani, anche in urbanistica. Pensiamo al tridente barocco di Albano, che muove dal gioiello dimenticato di piazza San Paolo, a quello ancor più articolato di Genzano, che collega con le “Olmate” le principali emergenze, alla Fontana degli Scogli di Lanuvio ideata da Carlo Fontana, alle trasformazioni urbanistiche berniniane di Castel Gandolfo e Ariccia, alla sistemazione di Marino ad opera dei feudatari principi Colonna.
Basti ricordare straordinarie emergenze come Villa Mondragone a Monte Porzio, Villa Aldobrandini e Villa Falconieri a Frascati, Palazzo Sforza Cesarini a Genzano, il Duomo di Marino pieno di capolavori barocchi, il complesso monastico di Grottaferrata con gli affreschi di Domenichino, e tanto altro… A Rocca di Papa, solo per fare un esempio, c’è la più maestosa e spettacolare pala del ‘700 romano: l’Assunzione della Vergine di Corrado Giaquinto.

A Monte Compatri è presente un riferimento allo stile Barocco?

Certo. Il complesso monastico di San Silvestro è una delle opere architettoniche più significative del ‘600, realizzato su progetto del grande Carlo Rainaldi. Oltre al museo, presenta nella chiesa un straordinario ciclo pittorico eseguito da Lucas de l’Haye detto “Luca Fiammingo”, un talentuoso frate-pittore carmelitano che qui ha lasciato il nucleo più consistente della sua produzione. Ma anche la parrocchiale di Santa Maria Assunta, costruita su impulso del cardinale Scipione Borghese, accoglie opere insigni di Francesco Vanni e del Passignano.

La rivista Castelli Romani, di cui lei è Direttore, si occupa della coscienza e conoscenza e ha stampato anche uno speciale in riferimento al Barocco?

Si, la rivista ospita numerosi articoli dedicati al patrimonio artistico dei Castelli Romani, compresa l’arte barocca. Nessuna istituzione la sostiene ed è il frutto del volontariato di vari appassionati cultori di memorie locali, a partire dell’editore-stampatore Nello Spaccatrosi.
Nel 1995 curai un volume monografico della rivista dal titolo Echi del Barocco, con importanti contributi di Alberto Crielesi sul convento di Palazzolo, di Giorgio Magistri sulla Chiesa di S. Silvestro a Monte Compatri, di Virginio Melaranci su Palazzo Sforza Cesarini a Genzano, di Marco Silvestri sull’urbanistica di Albano, di Rodolfo M. Strollo sulla Villa Sora di Frascati, ed altro. Proprio sulla rivista ho presento qualche anno fa un dipinto raffigurante San Francesco Saverio mano di Andrea Pozzo, maestro della decorazione illusionistica barocca, che ho potuto identificare nella Chiesa Parrocchiale di Nemi, ove giaceva in pieno anonimato su una parete del presbiterio: un’attribuzione che è stata poi confermata da documenti rintracciati da Claudio Mannoni.

La divulgazione è importante per una piena coscienza delle proprie radici?

Certamente, a questo servono libri e riviste, ma oggi abbiamo uno strumento aggiuntivo, Internet, che se bene utilizzato può aiutare molto nella promozione del territorio, anche a livello internazionale.
Su impulso della nuova amministrazione comunale, presieduta dal Sindaco Dott. Gianluca Staccoli, è stato costruito un nuovo Sito internet in collaborazione con il CED del Comune, coordinato dall’ing. Valerio Quarta, e con il sostegno del dirigente dell’Area Programmazione, Dott. Claudio Fortini.

Il Sito è stato implementato con aggiunta di nuovi dati e notizie sul palazzo, le sue collezioni, i restauri, i concerti, gli eventi svolti e programmati, cinema compreso. Sono stati attivati anche social per promuovere le attività del museo, con contatti internazionali. Tutto è in continua lavorazione ed aggiornamento…

Valorizzare l’arte, in generale, sicuramente genera indotto. Occorre una politica culturale europea del genere “Grand Tour”?

Come ho più volte ripetuto, nei Castelli Romani manca una politica culturale comune che possa sostenere adeguatamente la promozione del territorio. Purtroppo sono state sciaguratamente abolite le Province, che invece avevano un ruolo importante di filtro e connessione tra Regione e realtà locali. Ogni Comune oggi viaggia singolarmente, perlomeno per la politica culturale, con iniziative individuali, senza coordinamento. Questo nuoce alla valorizzazione…

Si auspica ad una celere “ripartenza culturale”, sicurezza dei cittadini permettendo? Grazie.

Mi auguro che da giugno si possa riaprire e tornare alla normalità, dato che le necessità dello spirito non sono meno importanti di quelle materiali…la cultura e la bellezza servono per vincere la depressione e lo scoramento, nutrire la nostra anima, contribuire a superare lo sconforto che ha colpito molti di noi in questo anno terribile…

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