Ariccia, nel cuore dei Castelli Romani (30 km da Roma), è un caso unico di applicazione in un piccolo centro periferico dei principi della grande urbanistica barocca, sotto le direzione di Giovan Lorenzo Bernini, che si occupò della radicale trasformazione dell’antico borgo medioevale.
Committenti papa Alessandro VII (1655-167), artefice della trasformazione di Roma in capitale del Barocco, e la sua famiglia, i Chigi, una delle più importanti casate italiane.
Così il feudo di Ariccia divenne una sorta di “Città Stato Chigiano” o “Città ideale” del Barocco come lo fu Pienza per il Rinascimento.
La progettazione berniniana va dalla scala urbanistica, a quella architettonica, fino all’ ideazione di preziosi arredi e manufatti di arte decorativa che si conservano tra Palazzo Chigi, la Chiesa Collegiata dell’Assunta e il Santuario di Galloro.
L’imprimatur del Bernini sulla città è espresso emblematicamente dalla sanguigna con San Giuseppe e il Bambino, firmata dal sommo artista e datata 1663, visibile su una parete della cappella di Palazzo Chigi.
L’amore di Alessandro VII per i Colli Albani e Castel Gandolfo, da lui scelto definitivamente come se de delle villeggiature papali, è sicuramente la causa principale dell’insediamento ad Ariccia dei Chigi, che acquisirono il feudo dai Savelli nel 1661.
I Chigi si impegnarono così nell’allestimento del “gran teatro delle fabbriche” di Ariccia, affidato alla geniale regia di Bernini tra il 1661 e il 1672, con la collaborazione del suo allievo Carlo Fontana.
Il grande cantiere berniniano realizza il complesso della Piazza di Corte, con la Chiesa Collegiata dell’Assunta, concepita come vero e proprio “Pantheon barocco”, il casino del Ministro, il casino del Governatore e l’Esedra che abbracciano la chiesa come una perla preziosa, le fontane, la ristrutturazione di Palazzo Chigi come ibrido architettonico tra palazzo, castello e villa.
Nel borgo gli interventi principali sono gli Stalloni, la Porta Romana e la Porta Napoletana, la chiesa San Nicola e il Nuovo Forno. Fuori dall’abitato Bernini progetta anche il restauro del Santuario di Galloro, la cui facciata viene ideata in stile palladiano, e si occupa del Parco Chigi.
Bernini si interessa, su incarico del papa, anche dell’adeguamento del sistema stradale che collega il feudo con altri centri e località dei Colli Albani: dirige i lavori per la Via Alessandrina, da Castel Gandolfo a Ariccia, e gli altri collegamenti fra Ariccia, il Santuario di Galloro e Albano.
Tutto l’insieme delle fabbriche ariccine deve effettivamente dirsi berniniano, sia quando reca il segno inconfondibile del suo diretto intervento, sia quando risulta piuttosto frutto della operosità del suo studio, o cantiere.
L’Ariccia chigiana, capolavoro periferico del genio berniniano, viene presentata come epicentro di un vasto piano territoriale, in gran parte finanziato dalla Reverenda Camera Apostolica al servizio dei feudi chigiani. Si delinea così l’immagine dei Castelli (Castelgandolfo, Ariccia, Galloro, Genzano) come opera d’arte al modo burckhardtiano, in cui emerge sempre meglio il ruolo di Bernini come regista di tutta l’operazione.
Epicentro di questo microcosmo chigiano è il Palazzo di Ariccia, impostato nella facciate retrostante sopra a un banco roccioso, modellato in maniera scultorea come la Fontana dei Fiumi o il palazzo di Monterano.
La paternità berniniana è estesa anche al ‘Barco’ o Parco Chigi, caratterizzato da una progettazione a carattere spiccatamente naturalistico e pittoresco, come Bernini aveva fatto anni prima nella Villa Barberini di Castel Gandolfo, in contrasto con il coevo ‘giardino barocco’ improntato ad assialità e geometrie dilatate. Questa soluzione berniniana è destinata a un grandioso successo, perché la fortuna della Città Chigiana ad Ariccia e del suo barco è talmente vasta da avere pochi raffronti, almeno in termini di giardini.
Artisti, viaggiatori, filosofi, teorici, prelati illustri, regnanti e non, giovani colti del Gran Tour si sono recati costantemente ad Ariccia e ne hanno descritto e riprodotto scorci suggestivi. Quindi, quando le nuove teorie relative ai giardini paesistici si sono diffuse in tutta Europa, hanno trovato un’immagine acquisita alla coscienza della Repubblica delle Lettere europea già dal Seicento e anche diffusa in una larga fascia sociale: questa immagine è coincisa proprio con Ariccia, che aveva espresso assai efficacemente il gusto pittoresco da imprimere ai nuovi giardini. Indirettamente, quindi, la soluzione berniniana ha contribuito alla nascita del giardino paesistico, realizzando ad Ariccia uno straordinario termine di paragone, con la fortuna che spesso arride ad una soluzione geniale a distanza di decenni.
Il tema del ‘bel composto’ berniniano, cioè l’unita delle arti, espresso dal Bernini in tutta la sua produzione, viene qui applicato in un contesto paesistico, quello costituito dall’integrazione tra natura (il lago Albano, Vallericcia, Monte Cavo, Colle Pardo, i boschi ed il mare in lontananza), gli insediamenti (i due centri storici), le testimonianze archeologiche e di architettura, creando un nuovo equilibrio generale tra le arti (pittura, scultura, architettura) nel più dilatato contesto della progettazione paesaggistica ed urbanistica, che ingloba in sé il pittoricismo (colori degli edifici e dell’ambiente), la plastica delle masse, ma anche le esigenze funzionali e sociali delle popolazione locali e dei committenti.
Osservando il complesso dell’Assunta dal Palazzo Chigi, si comprende come Bernini abbia stabilito un dialogo con il cielo ed il mare in lontananza su cui stagliano le forme, ritagliandone il profilo diretta-mente sull’atmosfera, e l’architettura diventa così partecipe dei tramonti autunnali, degli azzurri di tramontana invernali.
Bernini tra sacro e profano. Passeggiata artistica in 4 atti. Puntata 1
Bernini tra sacro e profano. Passeggiata artistica in 4 atti. Puntata 2
Bernini tra sacro e profano. Passeggiata artistica in 4 atti. Puntata 3
Bernini tra sacro e profano. Passeggiata artistica in 4 atti. Puntata 4