Il palazzo ducale di Ariccia (Roma), nel cuore dei Castelli Romani, è un esempio unico al mondo di “interno barocco”, una vera capsula del tempo che conserva miracolosamente l’arredamento e la disposizione originaria delle sale: la residenza privata di una grande famiglia rimasta intatta, con molti arredi disegnati da Bernini e dalla sua bottega. La sua visita è un viaggio a ritroso nel tempo, che ci catapulta nel passato della grande aristocrazia italiana.
Il palazzo, unitario e armonioso nel suo aspetto esteriore, è il risultato di una radicale ristrutturazione che trasformò nel XVII secolo l’antico castello Savelli in una fastosa dimora barocca.
La fabbrica originaria, caratterizzata da stratificazioni medioevali e rinascimentali, era stata ampliato nell’ultimo decennio del ‘500 dal cardinale Silvio Savelli (1550-1599) su progetto dell’architetto Carlo Lambardi, costruendo l’ala ovest verso Roma, corrispondente a circa la metà del prospetto a sinistra dalla piazza.
Il principe Agostino I Chigi, con il cugino cardinale Flavio Chigi e lo zio Mario, acquistarono il feudo di Ariccia dai Savelli nel 1661 per la vicinanza a Castel Gandolfo, scelto dal papa Alessandro VII Chigi (1655-1667), loro parente, come sede delle villeggiature pontificie.
Il palazzo fu ristrutturato tra il 1664 ed il 1672 con la direzione di Carlo Fontana, principe dell’architettura tardo barocca, seguendo un’idea progettuale di Giovan Lorenzo Bernini, suo maestro.
Il grande artista concepì la dimora chigiana in maniera molto originale, come un’ibridazione tra le tipologie della villa, del castello e del palazzo, con quattro torri angolari, l’altana e due avancorpi ad “U”.
Bernini si occupò anche della sistemazione urbanistica dell’antico borgo. Il più significativo intervento affidato direttamente da Alessandro VII fu la sistemazione della “piazza di Corte”, con la realizzazione della Chiesa Collegiata dell’Assunta, della teatrale Esedra, dei Casini laterali alla chiesa e delle fontane. Sempre ad Ariccia progettò Porta Romana, Porta Napoletana, via della Strada Nuova, il restauro del Santuario di Galloro.
L’ala nord-ovest fu completata, sempre secondo il progetto seicentesco, nel 1740, su commissione del principe Augusto Chigi, quando venne modificato dall’architetto Pietro Minelli anche il portale d’ingresso con colonne di granito dell’antico Capitolium.
Il palazzo, ceduto al Comune di Ariccia il 29 dicembre 1988 dal principe Agostino V, è adibito a museo di sé stesso, centro di molteplici attività culturali (mostre, concerti, visite guidate, conferenze, convegni, etc.). È anche sede dal 2002 del Campus Universitario Italiano della Auburn University (AL-US).
La dimora vanta un’importante collezione di dipinti, sculture ed arredi risalenti prevalentemente ai secoli XVII e XVIII, provenienti anche da altre proprietà di famiglia, tra cui lo stesso Palazzo Chigi di Roma, oggi sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, venduto allo Stato nel 1917.
Una delle specificità dell’arredamento è costituita dai rarissimi parati in cuoio stampato del XVII secolo, detti “di Cordova”, che ancora rivestono le pareti di
molti ambienti. Il disegno di alcuni di essi è riferibile alla bottega del Bernini.
Il complesso ospita nel piano dei mezzanini, ala ovest, il Museo del Barocco Romano, aperto al pubblico il 9 novembre 2008, costituito da una prestigiosa raccolta di dipinti del XVII e XVIII secolo, in gran parte di scuola romana, con capolavori di Pietro da Cortona, Maratta, Giacinto Brandi, Baciccio, Borgognone, Imperiali, Sebastiano Conca, Corrado Giaquinto, Pompeo Batoni e tanti altri. Tutte le opere sono confluite per donazione, come le collezioni Fagiolo, Lemme, Ferrari, Laschena, etc..
Il regista Luchino Visconti volle ambientare nel palazzo gran parte del suo capolavoro, Il Gattopardo (1963), ispirato all’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Altri famosi film e fiction televisive sono stati girati qui.